mercoledì 11 marzo 2009

L'Ospedale palestinese di Mezzaluna Rossa - Il Cairo - Dr. Filippo Bianchetti

Dr. Filippo Bianchetti, 2 marzo 09

Le delegazioni Mediche e di Forum Palestina hanno visitato oggi l’Ospedale, ove attualmente sono ricoverati 17 feriti scampati al recente massacro di Gaza.

La dr.ssa Mai Aref, responsabile delle Pubbliche Relazioni, dopo averci simpaticamente accolto, ci ha spiegato che i 7 più grandi ospedali dell’Egitto hanno ricoverato 700 feriti provenienti da Gaza, di cui le autorità egiziane hanno deciso di farsi carico (impedendo però a queste persone di transitare dall’Egitto, attraverso il valico di Rafah, per essere trasportate all’estero, in Italia o in altri stati Europei o medio - orientali che volevano ospitarli; ndr).
La dr.ssa Aref ha ascoltato l’esposizione dei due progetti proposti da Forum Palestina, e nel rispondere ha quasi escluso che vi siano possibilità di realizzare il trasporto in Italia, per curarne le ferite, dei 40 bambini di Gaza cui la Regione Lazio offrirebbe cure gratuite nei propri ospedali.
La dottoressa ha garantito di poter fornire un elenco di 40 bambini candidabili, e dei loro accompagnatori, ma ha proposto che essi siano richiesti in Italia per cure diverse, come quelle riabilitative per i gravi traumi psichici subiti, perché in tal modo vi sarebbero maggiori possibilità di superamento degli ostacoli già descritti da parte delle autorità egiziane.
La dottoressa ha anche offerto il suo aiuto per favorire l’ingresso in Gaza del gruppo di sanitari italiani del progetto “Mente e Guerra” e “Urgenza Sanitaria“, facendo pervenire alle autorità egiziane una richiesta in tal senso da parte della Mezzaluna Rossa di Gaza stessa.

Siamo poi passati a visitare i reparti dell’Ospedale, accompagnati dal direttore sanitario della struttura, che ci ha fatto conoscere alcuni dei feriti ed i loro parenti, verso i quali ha mostrato un atteggiamento sempre molto partecipe e umano, oltre che professionalmente competente e corretto, permettendo che essi fossero ripresi ed intervistati dai membri del nostro gruppo.
Purtroppo la realtà che ci si è svelata era terribile: giovani uomini con gravissimi danni al cervello, o alla colonna, o viscerali, o amputati di uno o di entrambi gli arti inferiori; una piccolissima bimba di nome Dima in terapia intensiva (deceduta il giorno successivo) in coma per un trauma cranio-encefalico; un tredicenne che ha perso entrambi gli occhi ed è sempre più depresso e tormentato dal ricordo del trauma.
Tutti, se riusciranno a vivere e a recuperare una maggiore, per quanto precaria, stabilità, vogliono tornare al più presto con le loro famiglie, a Gaza.
Si manifesta nelle parole e negli atteggiamenti loro e dei loro parenti, una capacità di sopportazione grandissima, quasi inconcepibile.

L’Ospedale mostra dei reparti con standard ambientali ed attrezzature di discreto livello accanto ad altri spogli e degradati. Nonostante ciò pare essere in grado di fornire prestazioni impegnative, quali neurochirurgiche e di terapia intensiva.

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